Nell’ambito delle arti visive, oggigiorno, critici orecchianti non qualificati e pubblico superficiale accolgono ogni stravaganza pseudo-artistica con elogi e formule encomiastiche fuori luogo. Siffatta deleteria cultura di massa usa e getta non ha, in sostanza, nulla a che vedere con la cultura autentica. Ciò posto va subito detto che le opere pittoriche dell’artista Manuelita Mori non nascono dal nulla. L’artista in parola trova nella cultura del nostro tempo gli elementi costitutivi della creazione artistica, la quale rimane un atto intuitivo del pensiero originario dal subcosciente.

Tuttavia le opere della Mori sono affrancate, con consapevolezza artistica, dagli ingombranti studi accademici, appunto perciò sono concepite e concretizzate liberamente senza fardelli esornativi inutili. Trattasi di un’arte che è l’espressione dello stato d’animo puro della nostra artista, come del resto avviene per la musica. Ebbene Manuelita Mori sa bene che nell’arte della rappresentazione visiva la descrizione pura e semplice dei dati oggettivi colti pedissequamente dalla realtà effettuale è un esercizio ozioso, noioso, inutile.

Ordunque la Mori – già docente di ruolo ordinario di Discipline Pittoriche e di Storia dell’Arte negli Istituti di Istruzione Artistica dello Stato – è una pittrice colta e raffinata che ha una spiccata sensibilità per la strutturazione compos itiva segnica, cromatica e spaziale. Essa predilige e realizza opere essenzializzate ampie ove è presente uno slancio vitalistico denso di tensioni spirituali. Sono, in definitiva, immagini placanti significative in cui il primato dell’intensità nelle figurazioni risulta vantaggiosamente preminente su quello della tecnica.

Cesare Caccia Villani Motta
Padova, 16 aprile 2015